Turania
Altezza:
703m s.l.m.
Superficie:
8,51km²
Popolazione:
~234
La nostra storia
Le prime notizie circa un Paese chiamato “PETESA” risalgono all’890 d.c. ed appartengono ad un documento che registra una donazione concessa al Monastero di Farfa. Il Paese, di origine preromanica, come dimostra il rinvenimento di numerosi tesori che fanno pensare ad un ampio insediamento nei pressi della località di San Donato, fece sicuramente parte del “Patrimoniun Sancti Petri” (donazioni terriere fatte al Papa) probabilmente nel gruppo ricordato con il nome di “Patrimonium Sabinum et Carseolanum”. In seguito alle invasioni barbariche e alla formazione del Ducato Longobardo, 571 d.c., iniziarono anni di guerre e devastazioni che modificarono profondamente il Patrimonium con spartizioni delle terre secondo lo stile dei conquistatori. Con Carlo Magno si ebbe un breve periodo di tranquillità ma l’Italia divenne ben presto preda dei popoli del vicino Oriente lanciati alla conquista del Bacino Mediterraneo. Gli storici sono concordi nel ritenere che, proprio in questo periodo, inizio 900 d.c., si iniziò a costruire castelli sulle alture mentre prima si notavano solo ville, corti e casali.“Castrum Petesiae”, così per molti secoli fu chiamato il nostro Paese descritto in alcuni documenti del tempo come territorio ricco di castagneti e fondi adatti alla coltura della canapa.Si aprì ben presto il periodo della vendetta contro la Chiesa che vide l’unificazione nel 1111 dei due poteri politico-temporale nelle mani dell’Imperatore e la conseguente distruzione delle città rimaste fedeli al Pontefice. Di preciso cosa accadde al nostro Paese non è noto, ma molti degli agglomerati circostanti furono distrutti e l’intera Sabina fu alla mercè delle famiglie baronali.Fino alla cattività Avignonese ci fu un periodo di relativa pace, poi si riaccesero le lotte tra i nobili e Petescia passò con estrema facilità da un signore all’altro. Nel 1399 risulta affidata a Landolfo Colonna, periodo questo caratterizzato da guerre e pestilenze che decimarono la popolazione e resero le terre semideserte. Nel 1437 il Paese passa dai Colonna agli Orsini, Conti di Tagliacozzo, costituendo un unico feudo con Montorio, Pozzaglia ed Orvinio. Attraverso Maria Orsini passò a Muzio Tuttavilla che la vendette, a sua volta, a Carlo Muti, il quale vi unì Vallinfreda facendone un unico Fidecommesso, che doveva passare indiviso ai propri eredi e che viene ricordata con il nome di Valle Muzia. Risalgono a quest’epoca le due Chiese di Santa Maria del Carmine e del SS. Salvatore. Nel 1632 Michelangelo Muti, con autorizzazione del Papa Urbano VIII°, permutò Petescia ed altri centri con il Principe Marcantonio Borghese dando iniziò così ai tre secoli circa di feudo Borghese. Tipiche del tempo, furono le continue lotte per la definizione dei confini e della relativa giurisdizione tra i vari paesi. rimanendo celebre quella intercorsa tra i Borghese e la famiglia Barberini durata per ben 127 anni, dal 1636 al 1763. Il 1841 segnò il passaggio del nostro paese dalla Diocesi di Magliano Sabina a quella di Tivoli e come parte del Regno di Napoli ha seguito, per il resto del secolo, gli avvenimenti nazionali sotto la guida del suo Podestà. Agli inizi del 1900 il territorio aveva una estensione di 891 ettari ed una popolazione di 1058 abitanti, dedita principalmente alla produzione agricola di grano, granturco, legumi e patate. I terreni più adatti permettevano la coltivazione di viti e frutteti ma la vera ricchezza era costituita dai castagneti vigorosi e di buona rendita. In realtà l’agricoltura era molto povera e le ragioni della scarsa produzione erano da ricercarsi sia nelle rare concimazioni e nella cattiva lavorazione del terreno sia nell’eccessivo frazionamento dello stesso tra le diverse famiglie. Di grande importanza l’industria locale della produzione di “coppi e mattoni in terracotta ”presso le antiche Fornaci con i quali sono stati ristrutturati alcuni antichi palazzi di paesi limitrofi. Dopo le prime elezione del 1946 si affacciò l’idea di cambiare il nome all’antica Petescia e così con Decreto Presidenziale del marzo 1950, prese definitivamente il nome di Turania dall’omonimo fiume che l’attraversa. Dal 1960 al 1980 Turania ha subito lo stesso destino di gran parte del Comuni della Provincia di Rieti, l’esodo continuo di intere famiglie verso i grandi centri urbani. In questo modo la popolazione residente si è ridotta notevolmente di numero e oggi il paese ha acquisito una vocazione esclusivamente turistica anche grazie alla realizzazione del Museo d’Arte Contemporanea recentemente riconosciuto di interesse regionale ed è meta di visite fuoriporta grazie alla vicinanza con Roma e alle numerose ricchezze naturali.

Turania
Il comune di Turania è situato nel settore meridionale della provincia di Rieti, nella valle del Turano, al confine geografico del Lazio con l'Abruzzo. Il suo territorio fa parte della regione storico-geografica della Sabina. Confina con i comuni di Carsoli (AQ), Collalto Sabino, Collegiove, Pozzaglia Sabina e Vivaro Romano (RM).
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