Micigliano
Altezza:
925m s.l.m.
Superficie:
36,85km²
Popolazione:
~118
La nostra storia
Il territorio era abitato sin dall'epoca antica come dimostrano alcuni ritrovamenti archeologici. Il toponimo, di origine latina, deriva dal personale MECILIUS, con l’aggiunta del suffisso aggettivale ANUS, che designa il possesso.
Le prime notizie sull'insediamento di Micigliano risalgono alla metà del X secolo e ricordano come nel 943 l'Abbazia di Farfa acquisì dei terreni "in locus qui nominatur Micilianus".
Nel X secolo divenne, con i vicini castelli di Cesura e Vischiata, nucleo centrale del feudo dell'Abbazia di SS Quirico e Giulitta, edificata dai Benedettini nel X secolo. Dell'insediamento di Vischiata sono tutt'oggi visibili i resti (mura di cinta, abitazioni).
Le sole informazioni che si hanno sull’origine del comune sono tramandate oralmente e attribuiscono la sua fondazione agli abitanti del castello di Vischiata. Questi abitanti, essendosi rifiutati di partecipare al popolamento della città dell’Aquila, dovettero subire la distruzione delle loro case per la rappresaglia dalle forze militari aquilane. Successivamente Micigliano entrò a far parte dei possedimenti dell’abbazia dei Santi Quirico e Giuditta e per molto tempo ne seguì le vicende storiche. Nel 1229 Federico II di Svevia occupa i territori abbaziali. Successivamente il borgo seguì le stesse sorti dei paesi limitrofi finendo nell’orbita delle famiglie Orsini e Colonna fino a quando fu incluso nel Regno di Napoli. Il feudo ecclesiastico fu abolito all’inizio del XIX secolo. Durante i nove anni della dominazione francese, dal 1806 al 1815, Micigliano divenne libero comune nell’ambito della provincia del Secondo Abruzzo Ulteriore, distretto di Cittaducale; con la Restaurazione la città tornò sotto il dominio borbonico. Nel 1860, con l’Unità d’Italia, il paese fu compreso nella provincia dell’Aquila dove rimase fino al 1927, anno in cui passò alla neoistituita provincia di Rieti. Il 28 marzo 1928 il Comune di Micigliano, insieme a quello di Borgo Velino, venne aggregato al comune di Antrodoco, ma venne ricostituito ente autonomo dopo la II guerra mondiale, nel 1947.
Le prime notizie sull'insediamento di Micigliano risalgono alla metà del X secolo e ricordano come nel 943 l'Abbazia di Farfa acquisì dei terreni "in locus qui nominatur Micilianus".
Nel X secolo divenne, con i vicini castelli di Cesura e Vischiata, nucleo centrale del feudo dell'Abbazia di SS Quirico e Giulitta, edificata dai Benedettini nel X secolo. Dell'insediamento di Vischiata sono tutt'oggi visibili i resti (mura di cinta, abitazioni).
Le sole informazioni che si hanno sull’origine del comune sono tramandate oralmente e attribuiscono la sua fondazione agli abitanti del castello di Vischiata. Questi abitanti, essendosi rifiutati di partecipare al popolamento della città dell’Aquila, dovettero subire la distruzione delle loro case per la rappresaglia dalle forze militari aquilane. Successivamente Micigliano entrò a far parte dei possedimenti dell’abbazia dei Santi Quirico e Giuditta e per molto tempo ne seguì le vicende storiche. Nel 1229 Federico II di Svevia occupa i territori abbaziali. Successivamente il borgo seguì le stesse sorti dei paesi limitrofi finendo nell’orbita delle famiglie Orsini e Colonna fino a quando fu incluso nel Regno di Napoli. Il feudo ecclesiastico fu abolito all’inizio del XIX secolo. Durante i nove anni della dominazione francese, dal 1806 al 1815, Micigliano divenne libero comune nell’ambito della provincia del Secondo Abruzzo Ulteriore, distretto di Cittaducale; con la Restaurazione la città tornò sotto il dominio borbonico. Nel 1860, con l’Unità d’Italia, il paese fu compreso nella provincia dell’Aquila dove rimase fino al 1927, anno in cui passò alla neoistituita provincia di Rieti. Il 28 marzo 1928 il Comune di Micigliano, insieme a quello di Borgo Velino, venne aggregato al comune di Antrodoco, ma venne ricostituito ente autonomo dopo la II guerra mondiale, nel 1947.

Micigliano
Micigliano sorge sulla sommità di un’altura rocciosa del versante sud-est del monte Terminillo, lungo le pendici del Monte Elefante (2.015m), ad una quota piuttosto elevata (925 s.l.m. la parte bassa, 1005 s.l.m. la parte alta) dominando le sottostanti Gole del Velino. Con i suoi 130 abitanti Micigliano è uno dei comuni più piccoli della provincia di Rieti. Il Paese ha conservato pressoché inalterato l'impianto urbanistico originario con il cassero che racchiude la chiesa parrocchiale dedicata a S. Biagio. Sul fianco esterno di questo edificio rivolto è murata una lapide in pietra locale con iscrizione che porta la data del 16 luglio 1094; vi si commemora l'inaugurazione della chiesa di S. Michele Arcangelo avvenuta alla presenza del vescovo di Rieti e dell'abate dei SS. Quirico e Giulitta. I resti della chiesa di S. Michele Arcangelo sono visibili in Loc. Rara lungo il sentiero che consente di salire sul Monte Terminillo attraversando una zona di suggestiva bellezza.