Labro
Altezza:
628m s.l.m.
Superficie:
11,75km²
Popolazione:
~363
La nostra storia
L’origine del paese si attesterebbe tra il IX e il X secolo: il primo signore di Labro, Aldobrandino de Nobili, fu investito dal Re d'Italia Ottone I nell'anno 956. Secondo l’umanista rinascimentale Mariano Vittori, il paese sarebbe stato fondato da una colonia greca.
A causa della sua posizione, strategica per il controllo del confine tra i domini di Rieti e di Spoleto, il borgo di Labro ebbe a sostenere numerosi scontri con i territori confinanti. All'inizio del XIII secolo i signori di Labro (Sinibaldo e Sinibaldone) iniziarono una lunga lotta contro i signori di Luco (Oddone e Matteo Brancaleoni) per il controllo del Monte Caperno. Al conflitto presero parte anche i reatini, in difesa di Labro, e gli spoletini, in difesa di Luco; nel 1298 papa Bonifacio VIII (che si trovava in quel momento a Rieti) diede incarico di placare la lotta ai cardinali Pedro Rodríguez e Matteo Rubeo Orsini, i quali ordinarono la demolizione degli edifici costruiti sul monte dai signori di Luco. La tregua tuttavia non durò a lungo e nel 1364 gli abitanti di Labro saccheggiarono il castello di Luco; il pontefice, come punizione, confiscò tutti i beni ai signori di Labro.
Nei secoli successivi Labro appartenne alla città di Rieti per poi divenire feudo, prima della famiglia Nobili e poi dei Vitelleschi. Sotto lo stato Pontificio il governo di Labro dipendeva dalla sola Consulta.
Nel secondo dopoguerra Labro subisce un forte spopolamento che mette in pericolo la sopravvivenza stessa del paese; tuttavia, grazie all'iniziativa degli eredi della famiglia Nobili nasce l’illuminata idea del recupero integrale del borgo, tramite un pervasivo restauro. Il progetto prende il via nel 1968, ad opera dell'architetto fiammingo Ivan Van Mossevelde (specializzato nel recupero di edifici storici) che venne coinvolto nell'iniziativa dalla contessa Ottavia Nobili-Vitelleschi. L'intervento prosegue ancora oggi ed ha permesso al borgo di ritrovare una maggiore uniformità architettonica.
A causa della sua posizione, strategica per il controllo del confine tra i domini di Rieti e di Spoleto, il borgo di Labro ebbe a sostenere numerosi scontri con i territori confinanti. All'inizio del XIII secolo i signori di Labro (Sinibaldo e Sinibaldone) iniziarono una lunga lotta contro i signori di Luco (Oddone e Matteo Brancaleoni) per il controllo del Monte Caperno. Al conflitto presero parte anche i reatini, in difesa di Labro, e gli spoletini, in difesa di Luco; nel 1298 papa Bonifacio VIII (che si trovava in quel momento a Rieti) diede incarico di placare la lotta ai cardinali Pedro Rodríguez e Matteo Rubeo Orsini, i quali ordinarono la demolizione degli edifici costruiti sul monte dai signori di Luco. La tregua tuttavia non durò a lungo e nel 1364 gli abitanti di Labro saccheggiarono il castello di Luco; il pontefice, come punizione, confiscò tutti i beni ai signori di Labro.
Nei secoli successivi Labro appartenne alla città di Rieti per poi divenire feudo, prima della famiglia Nobili e poi dei Vitelleschi. Sotto lo stato Pontificio il governo di Labro dipendeva dalla sola Consulta.
Nel secondo dopoguerra Labro subisce un forte spopolamento che mette in pericolo la sopravvivenza stessa del paese; tuttavia, grazie all'iniziativa degli eredi della famiglia Nobili nasce l’illuminata idea del recupero integrale del borgo, tramite un pervasivo restauro. Il progetto prende il via nel 1968, ad opera dell'architetto fiammingo Ivan Van Mossevelde (specializzato nel recupero di edifici storici) che venne coinvolto nell'iniziativa dalla contessa Ottavia Nobili-Vitelleschi. L'intervento prosegue ancora oggi ed ha permesso al borgo di ritrovare una maggiore uniformità architettonica.

Labro
Fra boschi secolari della Sabina, al confine tra Lazio e Umbria, circondato da dolci colline, sorge Labro. Dalla sua posizione il borgo domina il sottostante lago di Piediluco ed è immerso in un ecosistema nel quale regna un tacito accordo tra natura e attività umane, un vero santuario per gli appassionati di sport e di natura grazie alla sua vicinanza con la Valle Santa e la Cascata delle Marmore.
Labro è una perla di urbanistica medievale giunta fino a noi grazie alla caparbietà dei suoi abitanti che non hanno mai abbandonato il centro storico e all’ambiziosa idea di restauro di tutti gli edifici. Ancora oggi il tessuto urbano, sistemato a gradoni sulla collina, è composto da edifici in pietra locale, e conserva delle antiche mura merlate.
L’economia del borgo si fonda su attività turistiche ispirate a storie e leggende locali, attività di eccellenza legate all’enogastronomia e all’artigianato artistico correlato alla tradizione dell’arazzo.
Labro è una perla di urbanistica medievale giunta fino a noi grazie alla caparbietà dei suoi abitanti che non hanno mai abbandonato il centro storico e all’ambiziosa idea di restauro di tutti gli edifici. Ancora oggi il tessuto urbano, sistemato a gradoni sulla collina, è composto da edifici in pietra locale, e conserva delle antiche mura merlate.
L’economia del borgo si fonda su attività turistiche ispirate a storie e leggende locali, attività di eccellenza legate all’enogastronomia e all’artigianato artistico correlato alla tradizione dell’arazzo.
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comune.labro@libero.it
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